Il concetto di fragilità è oggetto di crescente interesse nell’ultimo decennio, anche in relazione al fenomeno
della “transizione demografica” e, benché ampio spazio vi sia stato dedicato dalla letteratura scientifica, non è stato raggiunto, tuttora, un pieno accordo circa i criteri più corretti per identificarlo.
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Esiste, invece, generale consenso nel ritenere la fragilità uno stato biologico età-dipendente, caratterizzata da ridotta resistenza agli stress, secondario al declino cumulativo di più sistemi fisiologici e correlato a pluripatologia, disabilità, rischio di istituzionalizzazione e mortalità. Due sono essenzialmente i paradigmi che definiscono la fragilità:
- il paradigma biomedico, secondo il quale la fragilità è una sindrome fisiologica caratterizzata dalla riduzione delle riserve funzionali e dalla diminuita resistenza agli stressor, risultante dal declino cumulativo di sistemi fisiologici multipli che causano vulnerabilità e conseguenze avverse;
- il paradigma bio-psico-sociale, secondo il quale la fragilità è uno stato dinamico che colpisce un individuo che sperimenta perdite in uno o più domini funzionali (fisico, psichico, sociale), causate dall’influenza di più variabili che aumentano il rischio di risultati avversi per la salute.
Un’oggettivazione alternativa della fragilità è stata proposta da Rockwood con il Frailty Index (FI), che tiene conto del numero di deficit accumulati nel tempo, all’interno di una lista molto ampia. Questa definizione è basata sul concetto che la fragilità sia uno stato di disorganizzazione caotica dei sistemi fisiologici, che può essere stimato valutando lo stato funzionale, le malattie, i deficit fisici e cognitivi, i fattori di rischio psicosociali e le sindromi geriatriche, nell’ottica di costruire un quadro il più possibile completo della situazione di rischio di eventi avversi.
Nello studio SHARE (The Survey of Health, Ageing, and Retirement in Europe), la prevalenza di tale condizione nei soggetti di età superiore a 50 anni è risultata compresa tra il 6% e il 44%. In Italia è stato stimato che il 21% degli ultra 64enni sia fragile e che tra questi il 75% abbia almeno una malattia cronica, rispetto al 62% tra i non fragili. La condizione di “Fragilità” e di “Pre-fragilità” nel paziente con artrite reumatoide o con spondiloartrite, soprattutto se anziano, rappresenta una condizione “emergente”, la cui prevenzione consiste nel rapido controllo dell’attività di malattia e nella gestione delle comorbidità. In Italia, la percentuale di pazienti affetti da artrite reumatoide considerati fragili risulta pari al 20%, mentre quella dei pre-fragili del 33%. Fra i principali determinanti di fragilità figurano: l’eta, il numero delle comorbidità ed il livello di attività di malattia.
E’ da tempo dimostrato il ruolo della sarcopenia come condizione predisponente la fragilità del paziente anziano affetto da malattie reumatiche. La sarcopenia è un disordine degenerativo e progressivo del muscolo scheletrico caratterizzato dalla riduzione della massa e della funzione muscolare. I pazienti affetti da tale condizione possono andare incontro a conseguenze cliniche severe incluse le fratture da fragilità, con un aumento del rischio di disabilità con ripercussioni socio-economiche significative. Recentemente l’European Working Group on Sarcopenia in Older People (EWGSOP) ha redatto una flow-chart operazionale per il corretto inquadramento diagnostico del paziente sarcopenico. Sebbene il dibattito sul modo migliore per definire la sarcopenia sia ancora in corso, le modalità e gli strumenti diagnostici per la misura degli outcome caratterizzanti tale condizione sono sostanzialmente condivisi da gran parte dei gruppi di ricerca dedicati. Per la valutazione della forza muscolare è raccomandato eseguire la misurazione della forza di prensione manuale mediante un dinamometro, che ben correla con la performance muscolare globale. Una ridotta forza di prensione, infatti, è predittiva di scarsa mobilità, di ridotta massa muscolare e di disabilità. La misurazione della massa muscolare può, invece, essere effettuata mediante diverse tecniche di imaging che analizzano la composizione corporea, tra cui l’ecografia, la tomografia computerizzata (TC), la risonanza magnetica nucleare (RMN) e l’assorbimetria a raggi X a doppia energia (DXA).
L’identificazione della fragilità e della sarcopenia come principali “outcomes” di evoluzione sfavorevole dell’artrite reumatoide, configura, pertanto, la riproposizione dei principi chiave nella strategia “Treat-to- Target”, consentendo di trattare il paziente, mirando al mantenimento di una condizione di non-fragilità ed adeguando la terapia in base al risultato raggiunto.
Gli obiettivi principali del corso sono:
- fornire gli strumenti per riconoscere le persone fragili, affette da artrite reumatoide;
- addestrare i discenti all’utilizzo dei sistemi di valutazione multidimensionale della fragilità e della sarcopenia;
- costruire una rete nazionale di reumatologi in grado di comprendere e partecipare attivamente alla stesura di studi clinici sulla epidemiologia della condizione di fragilità nelle malattie reumatiche e sulla validazione di strumenti multidimensionali della fragilità.